Attualità

Asili nido estivi del Comune: le cose da rifare per Cgil e Uil

Funzioni Pubbliche alla carica: «Fare gruppi più piccoli, garantire spazi aperti, l'accompagnamento dei genitori e l'indennità di rischio per le educatrici»

Asilo nido Pollicino all'esterno, archivio

Asili nido estivi aperti dal Comune di Venezia: le Funzioni Pubbliche Cgil e Uil di Daniele Giordano e Mario Ragno riflettono, come hanno fatto altre volte, sulle condizioni di sicurezza del servizio. Così vulnerabili i piccoli che coinvolge, così importanti le cure e la vicinanza delle persone adulte, da comportare un forte stato di apprensione di fronte alla minaccia di un virus che nessuno conosce, o è in grado di prevenire nel suo evolversi.

I servizi

Invece quello che accade se alcune famiglie restano prive di un punto di riferimento per la custodia, la cura e l'educazione dei figli, è facilmente immaginabile: una catastrofe, sociale ed economica. Un regresso della civiltà e della dignità, più spesso delle donne investite dal compito della riproduzione sociale. Il Covid su tutto questo ha messo e mette il carico da 90. La disuguaglianza di genere ha pressato il paese da nord a sud, in fase di emergenza, senza scampo. Organizzare i nidi estivi, dicono Giordano e Ragno, «con gli stessi criteri e linee guida degli spazi ricreativi, di socialità e gioco pensati le attività all'esterno, è un rischio troppo alto». E nel dubbio se ne valga o meno la pena, chi deve scegliere (le famiglie) non è nelle condizioni di farlo con tranquillità. 

Gruppi più piccoli, ecco perché

Le organizzazioni sindacali non credono sia opportuno aprire questi servizi seguendo le indicazioni che riguardano altri tipi di strutture. «Nonostante la nostra posizione stiamo facendo tutti gli approfondimenti giuridici per valutare se effettivamente le linee guida che il Comune sta adottando siano adeguate - spiegano Cgil e Uil - Abbiamo proposto un rapporto numerico di un’educatrice ogni 3 bambini, a differenza dell’indicazione assunta dal Comune di un’educatrice ogni 5 bambini. Questo per avere, in una situazione così delicata, un'attenzione maggiore. I piccoli vedranno le educatrici con le mascherine, non potranno avvicinarsi agli amici o scambiarsi i giochi, potrebbero avere crisi di pianto a cui le insegnanti dovranno far fronte. Per questo un rapporto numerico più basso permetterebbe di seguire i bambini al meglio». L’Amministrazione, scrivono, non si è dichiarata disponibile.

Gli spazi aperti

«Mantenendo solo un’educatrice in “sovrannumero” rispetto alle isole di sicurezza, per sostituire eventuali assenze, che gira tra tutti i gruppi di bambini per effettuare sostituzioni momentanee, può esporre a rischi maggiori. Non sono previste separazioni fisiche - affermano Giordano e Ragno - sia all’interno che nei giardini, pertanto gli elementi di tutela che dovrebbero garantire l’assenza di contatti non vengono assicurati. Sui giardini da tanto chiediamo vengano predisposti ombrelloni esterni in tutte le scuole. Invece anche quest’anno non li avremo - E quindi nessuna possibilità di usare i giardini, senza del resto poter compensare con le attività in piscina che era l’attività principe per tenere al fresco i bimbi, anche se sotto il sole. Non aver preparato i giardini è un atteggiamento irresponsabile», affermano le sigle.

L'accompagnamento e l'accoglienza

Altra critica investe la possibilità di inserire i bambini assieme ai genitori, almeno in un primo periodo, per rendere graduale l'ambientamento nelle strutture dopo mesi di lockdown, che altrimenti per i bambini, in solitudine, rischia di essere duro in ambienti non frequentati più da tempo, perciò estranei. «Siamo preoccupati per la tutela del personale a cui non viene indicato l’obbligo di utilizzare la visiera protettiva se non per il cambio dei bambini. Rischi che possono ricadere anche sugli altri bambini, e di conseguenza sulle famiglie», dicono i sindacalisti. Ci sono strutture che hanno giardini molto piccoli o totalmente assenti e che non hanno nemmeno spazi tra l’accesso alla scuole e le calli. Questo determina la necessità di maggiore attenzione e sicurezza, «che non viene adeguatamente presa in considerazione, sia per la consegna dei bambini che per il gioco all’esterno. Non è stato chiarito il ruolo che avrà il personale di Ames. È stato solo detto che non dovranno occuparsi dell’accoglienza».

Mobilitazione

C'è poi il tema del riconoscimento dell’indennità di rischio prevista dal contratto di lavoro, e della rivisitazione dell’accordo sindacale per i centri estivi, dove ora addirittura si chiede orario aggiuntivo senza pagarlo. Abbiamo ancora una volta raccolto una risposta negativa. Segnaleremo alla prefettura, e non solo - concludono Cgil e Uil - le criticità che abbiamo rilevato chiedendo un urgente confronto o saremo costretti ad altre iniziative».


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