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Olga Neerman, sopravvissuta alla Shoah, racconta la sua storia | VIDEO

Proveniente da una famiglia ebrea, Olga ricorda la propria infanzia trascorsa durante gli anni delle leggi razziali e delle deportazioni

Olga Neerman nasce nel 1925 a Venezia in una famiglia ebrea di origine belga. Un'infanzia felice, la sua, trascorsa prima a Trieste e poi al Lido, ma che subisce un drammatico cambio di rotta nel 1938, quando vengono promulgate le leggi razziali. Da quel momento Olga non può più andare a scuola e nota una crescente ostilità nei suoi confronti: «Io non mi sentivo affatto diversa e non riuscivo a capire perché le altre persone considerassero me e la mia famiglia tali. A noi ebrei vennero tolti quasi tutti i diritti civili – racconta –, ma almeno ci rimase il diritto di vivere».

Poi, però, nel 1943 iniziano le deportazioni e la famiglia di Olga è costretta a fuggire. «Abbiamo avuto la fortuna di incontrare dei "giusti" che ci hanno aiutato, persone che io voglio chiamare 'angeli'». Il primo "angelo" è un uomo che, una mattina, avvisa la famiglia Neerman dell'imminente rappresaglia. Inizia così il lungo viaggio della diciottenne Olga, di suo fratello minore e dei suoi genitori, che si snoda lungo tutto il Veneto e culmina infine a Bosco Secco, nella Val di Nos, dove un altro "angelo", il guardaboschi Costante Martello, offre loro la possibilità di nascondersi all'interno di una malga disabitata.

Lì, isolati tra le selve che circondano il casolare, i Neerman trascorrono il rigido inverno del 1943, sopportando il freddo e la paura ma riuscendo a fuggire agli orrori della Shoah. «Abbiamo saputo cosa fosse successo ai nostri simili solo alla fine della guerra. Le notizie dell'Olocausto ci hanno distrutto». Poi, il 25 aprile 1945, la Liberazione: «Quel giorno è stato per noi indimenticabile, mia mamma addirittura svenne per l'emozione» racconta.

Olga e suo fratello Ferruccio torneranno alla malga di Bosco secco solo nel 2006, dove – accompagnati dallo scrittore Mario Rigoni Stern – installeranno una targa in ricordo di tutte le persone che vennero loro in soccorso durante il periodo della fuga.

Oggi Olga ha 97 anni e vive a Chirignago. «Il presente mi fa molta paura perché temo che, in un'altra forma, ciò che è avvenuto possa ripetersi anche oggi. Nonostante questo ho molta fiducia nei giovani» conclude sorridendo.