Attualità

Lettera di un dipendente Actv

Actv, foto archivio

Riceviamo e pubblichiamo

«Buongiorno, con la presente voglio raccontare ed esprimere in poche parole il pensiero di un dipendente Actv che si vede parte attiva operante nella navigazione durante l’emergenza Covid-19. Questo problema, susseguitosi alla catastrofica acqua alta del 12 Novembre 2019, sta mettendo a dura prova il sistema economico (oltre a quello sanitario) di tutto il territorio nazionale. Nel nostro caso, le difficoltà si sono palesate subito a causa dell’enorme beneficio che l’azienda ne proviene dal turismo, diventato essenziale per l’intera Città Metropolitana.

Passati 60 giorni dall’inizio della pandemia, che ha messo in ginocchio tutto questo grande meccanismo, sono qui però a riflettere sull’operato dell’azienda nei confronti dei propri dipendenti e ne rimango sinceramente deluso. Sono deluso dal fatto che in un primo momento Actv abbia vietato ai suoi 2484 dipendenti di utilizzare misure di protezione per non creare allarmismi per poi, quando i dpi sono diventati obbligatori, avere scarsi e pessimi rifornimenti. Sono deluso dal fatto che Actv abbia dovuto (o voluto) attendere un incontro sindacale per vietare la vendita e controllo di biglietti, al fine di salvaguardare la nostra salute. Sono deluso dai tagli al servizio che Actv ha messo in atto. 

Noi lavoratori nel servizio di navigazione (che ricordo copre la fascia oraria 0-24) ci siamo ritrovati ad avere una turnistica molto pesante, privi per ovvie ragioni di un bar o ristorante dove poter consumare una pausa pranzo/cena e con l’impossibilità di poter usufruire di una mensa aziendale attuando il piano di sicurezza e distanziamento sociale, solo per pigrizia da parte di chi avrebbe dovuto cercare, adottando piccole modifiche, la serenità dei dipendenti che comunque andavano a lavorare. Ci siamo quindi ritrovati a dover mangiare in salette adibite a sosta che non ho mai visto sanificare.

Resto rammaricato anche del fatto che per tutto il periodo della Fase 1 nella quale è sprofondata la nostra Italia, pur continuando a lavorare ma solo per il 50% dei giorni effettivi di lavoro mensile alla quale eravamo abituati, l’azienda non ci ha mai tutelati attraverso controlli di temperatura corporea, né con screen test, né con test sierologici. Entrati nella Fase 2, un milione di veneti ha ricominciato a lavorare. Le criticità del servizio pubblico sono apparse subito evidenti, come la gestione delle prenotazioni. Risulta necessario, quanto acclamato da residenti e lavoratori, un importante aumento del servizio che possa ovviare alle problematiche evidenziate nel corso della giornata del 4 maggio, inizio della nuova fase. E invece, vedo mettersi in azione privati che attraverso un servizio di Taxi promuovono lo spostamento nel territorio veneziano. È assolutamente legittimato e notevole l’impiego e la volontà di questi lavoratori, quanto irritante e oltraggioso sia per i dipendenti Actv sia per chi ha pagato l’abbonamento non veder incrementato un servizio pubblico, diventato oramai necessario.

Una domanda sorge spontanea, l’Amministrazione si è adeguatamente adoperata per il benessere dei propri dipendenti? Avrebbe potuto fare qualcosa di più incisivo sotto l’aspetto più importante, ovvero di prevenzione Ma soprattutto, quando tutto ciò sarà finito (si auspica al più presto) ci sarà qualcuno che dovrà pagarne le conseguenze a livello economico e lavorativo? Concludo ricordando l’astio che purtroppo è sempre corso tra dipendenti e utenza il quale, a mio giudizio, è probabilmente frutto di un’errata gestione. Speriamo che questo periodo possa colmare le distanze che vi sono sempre state da entrambi i lati, ma soprattutto che Actv possa giustificare e risolvere al meglio queste difficoltà che, a detta di un semplice e umile dipendente, sono state sconfortanti da chi ha dato tutto al proprio lavoro e alla propria azienda».


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