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Far funzionare il porto con Mose attivo: una centrale operativa insediata in laguna

Alcune navi giovedì hanno dovuto anticipare l'entrata, 7 hanno posticipato l'uscita. Venerdì 3 navi tra le 10 e le 13 hanno atteso. Altre 3 che dovevano uscire tra le 10 e le 14 lo hanno fatto a riapertura delle paratoie. Tutte si sono mosse aspettando qualche ora

Porto di Venezia, archivio

Alcune navi hanno dovuto anticipare l'entrata al porto di Venezia, mentre 7 hanno posticipato leggermente l'uscita ieri, giovedì 15 ottobre. L'ordinanza della capitaneria per il blocco del traffico marittimo è entrata in vigore prima delle 8 del mattino. A seguito della decisione del provveditore Cinzia Zincone di azionare le paratie del Mose per proteggere la città da una marea prevista di 135 centimetri alle 10 e tre quarti, e dall'ondata di maltempo con venti di bora a 70 chilometri all'ora sull'Adriatico, la città è stata protetta. Già verso le 10 le barriere avevano fatto il loro dovere: con l'acqua alta a Malamocco e Lido a superare i 130 centimetri, punta della Salute ha fatto registrare una marea attorno ai 50-60 centimetri. Tutto come la prima volta, il 3 ottobre scorso, quando il test di sollevamento del Mose ha mostrato al mondo la sua capacità di tenere all'asciutto perfino piazza San Marco, facendo registrare una giornata storica.

Oggi, venerdì 16 ottobre, il bis. Altra previsione di marea a 130 sopra il livello del mare alle 11.10, altra alzata di paratie. E un'altra volta la città è stata protetta dall'acqua. Per il secondo giorno consecutivo un gioco di incastri al porto, con arrivi e partenze anticipati o ritardati delle navi, ha permesso di tenere la città all'asciutto, funzionando. Ma siamo ad ottobre e con tutta probabilità l'acqua alta si ripeterà. Domani, sabato 17 ottobre, sono previsti altri 105 centimetri alle 11.40. Non è facile prevedere se il traffico portuale potrà continuare a reggersi su un'organizzazione legata alle esigenze dell'ultima ora. La marea venerdì ha poi raggiunto i 116-117 centimetri alla diga sud del Lido, alla diga di Chioggia e a Malamocco, mentre in laguna si è attestata sui 45-50 centimetri, a Mose attivo. Tre navi in ingresso, tra le 10 e le 13, sono rimaste in attesa. Altre 3 che dovevano uscire tra le dieci e le 14 lo hanno fatto a riapertura delle paratoie. Tutte si sono mosse aspettando qualche ora. 

Riguardo al porto regolato, l'Autorità portuale aveva depositato una proposta in Commissione Trasporti del Senato e al Comitatone 2019 a Palazzo Chigi, per insediare in laguna una centrale operativa, simile a quelle in funzione in alcuni porti del Nord Europa che, a fronte delle informazioni ricevute dalla sala operativa decisionale del Mose, possa gestire e programmare in tempo reale il traffico, coordinando le comunicazioni con tutti gli operatori portuali. Della conca di navigazione, un corridoio disegnato a posta che se non avesse difetti tecnici lascerebbe transitare le navi a laguna chiusa, è tornato a parlare il commissario del porto, Pino Musolino, giovedì durante la videoconferenza sull'evoluzione amministrativa dei porti italiani.

«In questo momento il sistema Mose a Venezia funziona, la città resta all'asciutto, ma la denuncia riguardante la conca di navigazione disallineata risale a 15 anni fa - ha detto Musolino - Il suo mancato funzionamento comporta la non transitabilità di navi più lunghe di 280 metri al massimo, quando abbiamo bisogno in realtà di farne passare anche di 330 metri. In un quindicennio l'infrastruttura si sarebbe potuta cambiare in itinere. Stiamo lavorando con il provveditorato, le compagnie, gli armatori, gli agenti e la capitaneria di porto. Ma i tempi c'erano per evitare che questo problema diventasse emergenza. Gli attori hanno bisogno di risposte subito per non avere una perdita di valore e sfiducia nel sistema». Il commissario ha ricordato che nel 2017 aveva sottolineato la necessità di adeguare la conca di navigazione di Malamocco, presentando ipotesi progettuali al provveditorato alle opere pubbliche. 


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