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San Valentino in salsa veneziana: "dillo con" i personaggi più illustri della storia lagunare

«Venezia non è solo una città magica, è una città che naturalmente ha dato i natali anche a personaggi illustri. Poeti e scrittori, ma anche pittori, musicisti e viaggiatori. Tutti con in comune almeno una cosa: una spiccata sensibilità, quella capacità di emozionare e di emozionarsi tipica degli artisti, amplificata da un legame con una città, quella di Venezia, che è naturalmente considerata la più romantica città del mondo.

In occasione della festa degli innamorati abbiamo scelto di prendere qualcosa firmato da ciascuno dei personaggi più illustri di Venezia: una frase, una musica, un dipinto. Messaggi tradotti nei linguaggi a loro più congeniali: poesie, pensieri, considerazioni e opere d'arte per parlare d'amore in salsa veneziana. Scopriamoli uno ad uno.

 

Giacomo Casanova

Giacomo Casanova nacque a Venezia il 2 aprile 1725. Fu la vita che condusse, "frizzante" e libertina, raccontata nella sua autobiografia, a rendere immortale la sua fama di playboy. Abbiamo scelto tre delle sue considerazioni più famose per far riflettere sull'amore e sul rapporto uomo-donna. Chi meglio di lui? Un nome, una garanzia. Siete d'accordo?

«Una fanciulla che con quello che lascia vedere rende un uomo curioso di vedere il resto, ha già fatto tre quarti di strada per farlo innamorare. Infatti, che cos'è l'amore se non un modo di essere curiosi?»

«Quando si è innamorati, basta un niente per essere ridotti alla disperazione o per toccare il cielo con un dito».

«La dolcezza della pace è preferibile agli incanti dell'amore, ma quando si ama non la si pensa così». 

Francesco Hayez

Si deve al celebre pittore veneziano l'opera che tutti gli innamorati conoscono e che è diventata la rappresentazione dell'amore per eccellenza: "Il bacio". Come molti sapranno l'opera, passionale e allo stesso tempo delicata, riproduce il gesto sentimentale tra due giovani ma oltre all'aspetto romantico del ritratto, nasconde anche dei risvolti "politici". Il ragazzo che sembra salutare la ragazza con un bacio di addio, è in procinto di partire per la guerra (siamo negli anni della Seconda guerra d'indipendenza, 1859). Il suo vestito può trarre in inganno e ricordare anche un'epoca medievale. La giovane, invece, è vestita con un abito tipico dell'epoca. L'incombenza della guerra, la tragedia che si staglia sullo sfondo, è ben evidente nelle mani di lui che stringono il viso di lei, e nelle mani di lei che stringono forte le spalle di lui. Un amore struggente, un gesto rubato. Furono realizzate altre due versioni del quadro nel 1861 e nel 1867. La forza del quadro, oltre che nel sentimento, sta nella bellezza dei particolari: i vestiti nelle piaghe e nei colori, il pavimento e le pareti consunte.

Carlo Goldoni

Carlo Goldoni nacque il 25 febbraio 1707 a Venezia . Fu scrittore e drammaturgo e a lui, padre della commedia moderna, si deve in particolare la riforma del teatro. Celebri alcune sue considerazioni amorose, un sentimento per lui imprescindibile alle regole sociali e familiari. Goldoni incontrò a Genova la sua fedelissima moglie Nicoletta Conio: le loro avventure, seppur in modo reticente, sono narrate nei suoi Memoires. Alcune delle sue frasi più belle qui di seguito:

«So che tu m'ingannasti, so che trionfi dentro di te medesima d'avermi avvilito, e vedo sin dove vuoi cimentare la mia tolleranza. Meriteresti, che io pagassi gli inganni tuoi con un pugnale nel seno; meriteresti, ch'io ti strappassi il cuore, e lo recassi in mostra alle femmine lusinghiere, alle femmine ingannatrici. Ma ciò sarebbe un doppiamente avvilirmi. Fuggo dagli occhi tuoi; maladico le tue lusinghe, le tue lagrime, le tue finzioni.»

«Se conoscete, che la persona che amate meriti l'amor vostro, disponete l'animo a sofferir qualche cosa.»

«Chi ama davvero soffre un leggier travaglio, in grazia di quell'oggetto, che piace.»

Giambattista Tiepolo

Nato a Venezia il 5 marzo 1696, Tiepolo ha voluto che i suoi quadri parlassero per lui. Sposato segretamente, pare, con Maria Cecilia Guardi, fece sì che il suo amore per lei si traducesse in tratti smaniosi e delicati, trasformando la sua donna nella protagonista indiscussa di alcuni suoi dipinti. Il più famoso in questo senso è forse "Alessandro e Campaspe nello studio di Apelle". Lui è proprio il pittore che, come narra Plinio, si innamora perdutamente di Campaspe mentre la ritrae. L'amore senza fine e l'ammirazione per la donna che ha sposato trasuda in ogni sfumatura. Una dedica esplicita alla sua amata: Maria Cecilia è amore senza fine per lui, lo stesso struggente sentimento che Apelle prova per la sua Campaspe.

Fonte: www.stilearte.it


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