Cronaca

"Tanti elementi da capire", il video di Fanpage sulla scrivania del procuratore capo Cherchi

Il numero 1 della Procura lagunare ha visionato l'anticipazione della quarta puntata dell'inchiesta sul traffico di rifiuti, in cui si parla di Marghera: "E' presto per parlarne"

L'anticipazione della quarta puntata dell'inchiesta giornalistica di Fanpage "Bloody Money" è arrivata anche sulla scrivania del procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, che giovedì mattina ha visionato il filmato. Ancora è presto però per capire se possa scattare nei prossimi giorni una richiesta di acquisizione del video a fini investigativi: "Prima bisogna capire molti elementi", ha spiegato il numero uno della Procura lagunare. Naturalmente la magistratura tiene le antenne ben dritte: l'attenzione si sposta sulla pubblicazione della nuova puntata dell'inchiesta sul traffico di rifiuti in Italia, che dalla Campania ora trasloca in Veneto, a Marghera per la precisione. Allo stato non viene ravvisata alcuna fattispecie di reato su cui indagare, ma è possibile che nei prossimi giorni, quando tutto sarà online, lo scenario cambi: "Bisogna vedere dove e come sono stati registrati questi video e chi è stato - continua il procuratore - E' presto per parlarne. Non si sa nemmeno chi sia la donna immortalata. Prima è necessario capire esattamente ciò che è successo". 

Il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi

"Soldi della Camorra? E dov'è il problema?"

Naturalmente in queste ore non sono mancate le reazioni politiche, dopo che l'anticipazione del quarto capitolo dell'inchiesta è stata resa pubblica mercoledì sera: si vede una donna, presentata come moglie di un'appartenente all'Esercito o all'Arma dei carabinieri, che parla con l'agente provocatore dell'inchiesta, un ex boss della Camorra che, apposta, ha fatto capire di essere tornato nel giro. I due si incontrano in un locale e la signora, che dice di essere una mediatrice per conto di una cordata di imprenditori, si mostra piuttosto spavalda: "Sono soldi della Camorra? E dov'è il problema?", dichiara. Spiega all'ex boss di avere a disposizione un terminal di stoccaggio a Marghera e fa intendere che lì potrebbe essere un buon posto per sviluppare traffici riguardanti i rifiuti. Secondo la redazine di Fanpage, si sarebbe spinta a chiedere 2 milioni di euro per chiudere l'affare. Ma questo lo si vedrà quando il filmato intero dell'inchiesta sarà online. 

Bettin: "Marghera non diventerà la pattumiera d'Italia"

Uno dei primi commenti è stato del presidente della Municipalità di Marghera, Gianfranco Bettin, che ha sottolineato come "Porto Marghera è da sempre al centro di traffici e intrighi che riguardano usi ambigui o illeciti di impianti industriali. Questo in particolare nel settore dei rifiuti, il cui trattamento o stoccaggio hanno avuto nella nostra area uno snodo cruciale. Per questo - ha sottolineato - ci siamo sempre opposti alla volontà di trasformare Marghera nella pattumiera d’Italia: una volontà o tentazione ben presente in certe istituzioni e forze politiche e in certi settori affaristici o affaristico-criminali, attirati da guadagni facili a scapito della salute e dell’ambiente ma anche contro una corretta visione industriale, capace di creare occupazioni pulite, sostenibili, competitive".


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