Cronaca

L'Inps fa marcia indietro: nessun taglio alle pensioni di invalidità

Successo per le richieste del Sindacato pensionati italiani (Spi) della Cgil: "L'assegno continuerà a far riferimento al reddito personale e non anche a quello del coniuge come voleva il ministero"

Migliaia di pensionati potranno tirare un sospiro di sollievo: non ci sarà nessun taglio alle pensioni di invalidità. Ad annunciarlo, e farne un successo personale, è il Sindacato pensionati italiani della Cgil di Venezia: "Le nostre iniziative di mobilitazione e di denuncia di questi giorni - spiega una nota dello Spi Cgil - hanno costretto il ministero del Lavoro e l’Inps a ritirare l’assurda circolare che prevedeva il taglio di migliaia di pensioni di invalidità. LInps è stato costretto a fare marcia indietro e a bloccare la circolare sulle pensioni degli invalidi civili, e ha diffuso una disposizione che prevede che per la liquidazione dell'assegno di invalidità civile, sia parziale, che totale, si continuerà a far riferimento al reddito personale dell'invalido e non anche a quello del coniuge (come previsto nella circolare del 28 gennaio scorso)".

La battaglia sembra vinta, ma per lo Spi Cgil c'è ancora molto da fare per vincere la guerra: "Ora però il ministro del Lavoro Elsa Fornero deve dare seguito agli impegni assunti nei giorni scorsi e chiarire definitivamente la questione. Altrimenti il problema rischia di ripresentarsi tale e quale in futuro ed è per questo che è fondamentale un intervento politico e governativo per chiarire una vicenda da tempo posta dal sindacato ed in particolare dalla Cgil e dallo Spi, a tutela delle persone e delle famiglie che hanno gravi difficoltà economiche e di assistenza".

"Questa vicenda - conclude la nota - dimostra che l’atteggiamento dell’Inps non tiene in alcuna considerazione le condizioni reali delle persone e delle famiglie in difficoltà, al punto di mettere in discussione prestazioni che a malapena contribuiscono a garantire i livelli di sussistenza delle persone che hanno maggiori difficoltà (si tratta di circa 250 euro mensili), solo per affermare discutibili interpretazioni restrittive delle norme".


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