Cronaca

Giuseppe Cosentino, le ultime ore in compagnia poi più niente

Manca da mercoledì notte il barista 46enne originario di Monza e a Bibione per lavoro da un paio d'anni. La mattina di giovedì doveva andare ad aprire il locale per cui lavora, l'Ice Fire bar, ma non si è presentato e ha lasciato il cellulare spento a casa

Giuseppe Cosentino scomparso a Bibione l'11 gennaio

Aveva trascorso il mercoledì sera in compagnia, una volta chiuso il locale verso le 21.30 come sempre e poi era rientrato a casa due ore dopo, riaccompagnato dagli amici. L'ultimo messaggio sul cellulare alle 3 e mezza del mattino, poi più niente. Di Giuseppe Cosentino, 46enne originario di Monza, da due anni domiciliato a Bibione per lavoro, nessuno ha avuto più notizie. Ora sino tutti in pena ed è scattato dalla prefettura il piano di ricerca per le persone scomparse.

Dell'uomo, barista nel locale "Ice Fire bar" di via Maja a Bibione, stanno chiedendo tutti, clienti, conoscenti, vicini, da quando giovedì, invece di andare ad aprire il bar come avrebbe dovuto fare, è scomparso. Gli bastava svoltare l'angolo di casa per andare a riaprire l'esercizio, che si trova a pochi passi, ma lì non è mai andato. Ed è mistero. Giuseppe Cosentino non aveva la macchina, veniva sempre riaccompagnato dagli amici. Come ha fatto ad allontanarsi, e per andare dove? Di sicuro non è tornato a Monza, perchè gli sarebbe bastato chiedere di avere qualche giorno di ferie e il suo datore di lavoro, Willy, l'avrebbe accontentato.

«Siamo preoccupati, non è da lui», dice il suo capo, Willy. Gli amici, quelli della compagnia del bar, sono stati sentiti dai carabinieri di Portogruaro e ora si chiedono dove possa essere andato a piedi e con il gelo. «Serio, buono e scherzoso - racconta il suo capo Willy - in questi giorni si era sempre comportato normalmente, nessuna stranezza, non era giù, non voleva andare via». Proprio il datore di lavoro giovedì ha chiamato la polizia locale del distretto Veneto Est, guidata dal comandante Matteo Cusan, e con i vigili del fuoco hanno aperto la porta di casa per accertarsi che non avesse avuto un malore e fosse lì incapace di reagire. Invece c'erano le sue cose, i vestiti e anche il suo cellulare spento, sopra il tavolo.

«Sapeva che se voleva ferie, bastava che le chiedesse - precisa Willy - non sarebbe di certo scappato». Per questi motivi, coordinate dalla prefettura di Venezia, sono scattate le ricerche alle quali lavorano forze dell'ordine, polizia locale, vigili del fuoco e capitaneria di porto. Al momento non ci sono elementi per pensare a una violenza o a un'aggressione di cui sarebbe rimasto vittima il barista. Per ora sembra si tratti di un allontanamento volontario, ma le indagini si stanno muovendo in tutte le direzioni. L'intervento della prefettura è stato tempestivo e si spera di trovarlo a breve e in buone condizioni.
 


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