Economia

Agricoltori veneti a Bruxelles per chiedere «tempi certi e risposte immediate»

Partiti nella notte, sono arrivati lunedì mattina al Parlamento europeo, dove si svolge la seduta del consiglio dei ministri agricoli europei

Gli agricoltori di Coldiretti a Bruxelles

Partiti nella notte e arrivati a Bruxelles. Gli agricoltori di Coldiretti Veneto - tra cui una numerosa delegazione da Venezia guidata dalla presidente Tiziana Favaretto e il presidente dei giovani agricoltori, Davide Montino - sono giunti in Place de Luxembourg sotto la sede del Parlamento Ue per chiedere tempi certi e risposte immediate su costi, adempimenti e norme troppo stringenti, crisi del settore agricolo, quotazioni del grano. Durante il consiglio dei ministri agricoli europei, il presidio è stato animato da migliaia di giovani e donne di Coldiretti.

Clicca qui per iscriverti al canale WhatsApp di VeneziaToday

«Le proposte avanzate nel pacchetto semplificazione della Politica agricolo comune (Pac) che la Commissione Ue ha inviato alla presidenza belga non ci convincono. Siamo qui insieme agli altri imprenditori agricoli italiani per avere le certezze che ancora mancano», spiega il presidente regionale Carlo Salvan, a capo della delegazione veneta, con il direttore Marina Montedoro.

«Abbiamo messo in campo un lavoro costante di mobilitazione, ma anche di rapporto diretto con le istituzioni europee - spiega il direttore di Coldiretti, Ettore Prandini -. Una grande organizzazione come la Coldiretti ha il dovere di trasformare la protesta in proposte concrete, nella consapevolezza che la maggior parte delle battaglie cruciali per il futuro delle nostre campagne si combattono proprio a Bruxelles».

Le misure, anticipate da Prandini in una lettera alla presidente Ursula Von der Leyen, puntano innanzitutto «a porre fine all’aumento di adempimenti, obblighi e costi per le aziende agricole legati all’applicazione della condizionalità ambientale - spiegano da Coldiretti -. Norme troppo stringenti e spesso svincolate dalla realtà che ne hanno reso di fatto impossibile l’applicazione nelle campagne, già colpite dall’aumento costante dei costi di produzione e un corrispondente calo dei prezzi agricoli». Coldiretti chiede dunque di eliminare le eventuali sanzioni a carico degli agricoltori per il 2024 e il 2025 e di procedere alla cancellazione definitiva dell’obbligo di tenere il 4% di terreni incolti, in quanto la semplice deroga non è sufficiente.

Al di fuori della Pac, la situazione economica del settore agricolo è talmente grave «che va affrontata con misure specifiche anticrisi a partire - continua Coldiretti - da una piena flessibilità sugli aiuti di stato, prorogando il quadro temporaneo di crisi e transizione di almeno un anno per consentire agli Stati membri di sostenere gli agricoltori con strumenti efficaci come la moratoria sui debiti, che aiuterebbe una larga parte delle aziende agricole soprattutto di piccole dimensione e condotte da giovani e donne».

Per quanto riguarda poi il caso del grano ucraino, per evitare che l’afflusso di grandi quantità di cereali sul mercato europeo possa far crollare le quotazioni, Coldiretti propone di «utilizzare parte dei fondi Ue messi a disposizione per l'emergenza ucraina per acquistare e stoccare in magazzini europei i prodotti cerealicoli e, più in generale, prodotti agricoli da destinare ai Paesi colpiti da gravi emergenze alimentari. In questo modo si eviterebbe la destabilizzazione del mercato comunitario e al tempo stesso si potrebbe valorizzare il ruolo geopolitico dell’Europa nella lotta all'insicurezza alimentare di queste aree, sulle quali cresce sempre più l'influenza di Paesi come la Russia».

A rischio è l’intera filiera agroalimentare allargata «che sviluppa un fatturato aggregato pari a oltre 600 miliardi di euro nel 2023 - aggiunge Coldiretti - con ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio».


Si parla di