Economia

Prezzi in calo quasi ovunque, a Venezia il dato più basso: -1,8%

I dati dell'Istat confermano una inflazione negativa per il quarto mese consecutivo in tutta Italia

Spesa al supermercato (foto d'archivio)

L'Istat conferma la stima di una "inflazione negativa" ad agosto. Solo in quattro città, tra i capoluoghi e i centri con più di 150mila abitanti, i prezzi hanno avuto un incremento, con i dati più elevati a Trento (+0,7%), Bolzano e Perugia (+0,5% per entrambe). In cima alle città con le flessioni più ampie, invece, c'è Venezia (-1,8%), seguita da Verona (-1,6%) e Reggio Emilia (-1,1%).

In Italia l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% su base mensile e una diminuzione dello 0,5% su base annua (da -0,4% del mese precedente), confermando la stima preliminare. «L'inflazione negativa più ampia di un decimo di punto rispetto a luglio (non era così da aprile 2016), si conferma quindi per il quarto mese consecutivo», commenta l'istituto.

I prezzi del cosiddetto carrello della spesa con i beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano da +1,2% a +0,9%. In un quadro di inflazione negativa, spiega l'Istat, «ancora determinata per lo più dagli andamenti dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da -13,6% a -13,7%) e di quelli non regolamentati (da -9,0% a -8,6%), l'ampliarsi della flessione dell'indice generale si deve prevalentemente al calo più netto dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da -0,9% a -2,3%)». Si confermano invece in crescita, seppur in rallentamento, i prezzi sia dei beni alimentari lavorati (da +0,6% a +0,4%) sia di quelli non lavorati (da +2,5% a +2,0%).

L'inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici decelerano entrambe, rispettivamente da +0,4% a +0,3% e da +0,6% a +0,4%. L'inflazione acquisita per il 2020 è pari a zero per l'indice generale e a +0,8% per la componente di fondo.  L'aumento su base mensile viene definito "consueto" dall'Istat e "dovuto a fattori stagionali legati alle vacanze estive che, quest'anno, si sovrappone alla riapertura di gran parte delle attività della filiera turistica", con i servizi relativi ai trasporti che segnano +3% e i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona +0,5%. Questo andamento è solo in parte compensata dal calo dei beni alimentari non lavorati (-0,6%).


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