Economia

Turismo all'aria aperta e campeggi: prenotazioni e ricavi in crescita

I dati presentati al convegno di Portogruaro “Il turismo all’aria aperta nel Nordest, ruolo e valore economico del settore e prospettive di sviluppo” di Faita-Federcamping

Il convegno tenutosi oggi a Portogruaro

Accessibili, sostenibili e ‘digital’: le imprese del turismo all’aria aperta guardano sempre più all’ambiente e si affidano al supporto dell’intelligenza artificiale per competere. È ciò che emerge dai dati presentati oggi a Portogruaro (Venezia) da Faita-Federcamping nel convegno “Il turismo all’aria aperta nel Nordest, ruolo e valore economico del settore e prospettive di sviluppo”, al quale hanno preso parte, tra gli altri, gli assessori regionali al Turismo del Veneto Federico Caner e del Friuli Venezia Giulia Sergio Emidio Bini.

Nel convegno sono stati presentati i risultati di una ricerca del Ciset, che assieme ai dati di HBenchmark e agli esiti dei progetti avviati da Faita con eAmbiente e Ciset-Jampaa disegnano un settore in continua evoluzione. Tra Veneto e Friuli, secondo la ricerca, i campeggi e i villaggi turistici offrono oltre 250mila posti letto - di cui 215mila sono di soci Faita - occupano 8.500 addetti e producono 22 milioni di presenze, posizionandosi saldamente al secondo posto dopo gli alberghi nell’offerta turistica. Richiamano un numero sempre maggiore di turisti, un trend già in atto nel 2019 e incrementato nel post Covid.

«L’Open air viene finalmente apprezzato per quello che è: una nuova filosofia di vacanza - afferma il presidente Faita-Federcamping Alberto Granzotto - accessibilità, sostenibilità, qualità e innovazione sono i pilastri della nostra attività. Obiettivo: operare investimenti che sappiano coniugare pragmatismo e fantasia per essere ancora più competitivi sul mercato. Stiamo guardando con sempre maggiore interesse agli obiettivi dell’agenda 2030, e i risultati fin qui raggiunti sembrano darci ragione».

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Secondo i dati Ciset, sul piano dell’innovazione e degli investimenti, le imprese ‘pioniere’ – che hanno investito in riqualificazione e sviluppo di nuova offerta per target specifici - rappresentano il 54% delle strutture, si trovano prevalentemente lungo la costa (57%) e al lago di Garda (19%). Il 57% offre almeno 8 servizi aggiuntivi e il 45% dà oltre il 50% di questi in gestione a terzi. Il 62% ha un sito e-commerce, il 76% vende attraverso portali specializzati e 57% su altre piattaforme travel. Per continuare a competere, dice Ciset, le imprese dovranno continuare a investire.

L’85% delle strutture all’aria aperta del Nordest sorge in Veneto, il 15% in Friuli Venezia Giulia. Il fatturato generato dal turismo all'aria aperta in Veneto ammonta a 1,3 miliardi di euro: il 58% sono alimentati dalle spese extra alloggio (effettuate dai turisti dentro e fuori la struttura) e il 42% dalle spese di alloggio. In media, a ogni euro speso per l’alloggio corrispondono 1,4 euro spesi nell’indotto, che vanno a beneficio sia dell’impresa stessa che del territorio circostante. In Friuli Venezia Giulia, la stima del fatturato totale dell’open air supera i 75 milioni di euro: il 56% è alimentato dalle spese extra alloggio, il 44% dalle spese di alloggio. In questo caso, l’impatto potenziale sul territorio è ancora superiore: a ogni euro speso nell’alloggio corrispondono, infatti, 1,9 euro spesi per altri beni e servizi.

Ottimismo anche nei dati di previsione per il 2024. Nell’analisi di HBenchmark si esalta un settore in piena crescita, sia per i tassi di occupazione giornaliera, sia per i ricavi medi. Sulla base delle prenotazioni giunte fino al 6 febbraio (per il periodo primavera-autunno 2024), rispetto allo stesso periodo del 2023, l’occupazione media sale a +3,4% nel Lago di Garda, a +2,2% nell’Alto Adriatico Nord, a +6,2% nell’Alto Adriatico Sud, con un incremento medio complessivo prenotato nell’ultimo mese (dal 6 febbraio a oggi) di 8 punti percentuali.

Grande fiducia, quindi, per un settore che sembra uscito rafforzato nel post-pandemia.


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