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Al Teatro a l'Avogaria si celebra Goldoni con la pièce "Il servitore di due padroni"

Una giornata dedicata al grande autore del settecento veneziano. Giovedí 10 marzo 2016 al Teatro a l'Avogaria di Venezia, alle 18 si terrà lo spettacolo "Il servitore di due padroni per baracca e burattini". Una iniziativa, ad ingresso libero fino ad esaurimento posti, promossa dalla Fondazione di Venezia che da vent'anni pubblica e diffonde l'edizione critica di Carlo Goldoni e che vedrà per l'occasione l'introduzione del professor Piermario Vescovo dell'Università Cá Foscari di Venezia che presenterà gli ultimi volumi editi in collaborazione con Marsilio: "Il Festino", "La Scuola di Ballo" e "Artemisia".

Il servitore di due padroni è proposto nella fortunata rivisitazione del Teatro dell'Orso in Peata, con la regia di Antonella Zaggia e Piermario Vescovo. Un Servitore appunto per baracca e burattini, con una compagnia composta da cinque donne, che rappresentano "in scala" questo capolavoro con l'idea di sfuggire allo stereotipo del confronto o della rievocazione della Commedia dell'Arte, dando vita agli equivoci originata dal bergamasco Arlecchino giunto nella Serenissima per trovare un impiego, ma che alla fine della vicenda ne ottiene ben due. Uno spettacolo che vuole riscoprire qualcosa della commedia goldoniana, soprattutto della sua "meccanica" scenica ad orologeria, che si traduce qui in una "macchina" che contiene lo svolgersi vorticoso dell'azione fino all'invenzione con cui Goldoni aveva completato il disegno originale dell'antiquario francese, Jean-Pierre des Ours de Mandajors, autore del canovaccio di partenza per la Comédie italienne di Parigi.

Più che a un'esile trama per imbandire lazzi e improvvisazioni, il Servitore di due padroni è quasi una raccolta di cover, quelle canzoni che tutti conoscono, che gli interpreti, e non solo i grandi, provano a reinterpretare (e che magari colmano la misura dell'attenzione e del successo nei momenti di crisi di ispirazione e di novità). Se ne era accorto, ascoltandone la musica, nientemeno che Mozart, che racconta al padre in una lettera del febbraio 1783 l'idea, anzi il progetto, di scrivere un'opera, trasformando in libretto la commedia di Goldoni, che si era incaricato di far tradurre in tedesco per l'occasione.


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