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L’isola che c’è: la Sicilia, terra di grandi scrittori e di grandi piatti, tra corna, fatalismo...

Riceviamo e pubblichiamo:

"L'isola che c'è: la Sicilia, terra di grandi scrittori e di grandi piatti, tra corna, fatalismo, gallismo e gola. Relatore: Prof. Carlo Pica A cura di Cristina Maiorano MESTRE| 24 Febbraio 2017 Quarto incontro del ciclo di eventi SAPORI LETTERARI Fringe art.foodesign | Via Miranese 173/D, 30174 Venerdì 24 febbraio, alle ore 20.00, presso Fringe art.foodesign Galleria d'Arte | Ristorante | Libreria, si terrà il terzo incontro di SAPORI LETTERARI, un programma di eventi culturali incentrato sulla scrittura e sul cibo: binomio di comprovato valore artistico.

Durante la serata, ideata e organizzata da Cristina Maiorano, il prof. Carlo Pica, Liceo Scientifico Ugo Morin, guiderà il pubblico alla scoperta della letteratura siciliana, attraverso un percorso sensoriale legato al tema del vizio capitale, in particolare del peccato della gola, e della lussuria. E' difficile trovare nel panorama mondiale una regione che abbia avuto lo stesso peso per una letteratura nazionale di quello che ha avuto la Sicilia per la narrativa italiana. Eliminare i Siciliani dalla nostra produzione sarebbe come togliere gii scrittori irlandesi dalla letteratura inglese o, meglio, anglosassone. Il ruolo degli isolani diventa fondamentale all'indomani dell'Unità italiana che molti di loro sentirono come un'annessione al Piemonte.

Le tre corone catanesi (Capuana, Verga e De Roberto) dominano il Verismo e, per certi versi, preannunciano il decadentismo pirandelliano che, comunque, prende le mosse da una realtà regionale assurta a emblema della condizione umana. Brancati, autore ingiustamente posto in oblio, mette alla gogna il gallismo siciliano che sconfina nel voyerismo e nell'impotenza. Grazie a Tomasi di Lampedusa negli anni sessanta del Novecento risorge dalle sue ceneri, novella araba fenice, il romanzo storico in piena stagione neorealista; ma è un nuovo romanzo storico, affresco di una società affetta da fatalismo e ossessionata dall'eros incupito dal senso della morte. Il panorama è completato da Camilleri che rende popolari certi vizi dei Siciliani, già ritratti dagli autori precedenti. Insomma una cena alla Montalbano, scandita da corna, gallismo, fatalismo e gusto sensuale del cibo."


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