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Arte e scienza si uniscono nella mostra "Cercando il cuore"

A Ca' Foscari la mostra Cercando il cuore, che raccoglie le opere di Alberto Biasi, Giancarlo Signoretto, Agnese Tegon e Biancarosa Volpe. 

Nata da un’idea di Gino Gerosa e curata da Angela Bianco e Maria Redaelli, l'esposizione – promossa dal Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari Venezia e progetto all’interno di Art Night Venezia 2023 – è ospitata nell'aula B. Ruperti della sede di San Sebastiano e propone un dialogo tra arte e scienza, per sensibilizzare i visitatori sul tema delle malattie cardiache e sul ruolo centrale della ricerca clinica.

Scienza e arte

Un cardiochirurgo, Gino Gerosa, una psicologa, Biancarosa Volpe e i loro pazienti per la prima volta narrano pensieri, emozioni, sogni intorno alla ricerca clinico-scientifica di un nuovo cuore per i molti pazienti che ne hanno e avranno sempre più necessità. Il racconto è stato incastonato in un linguaggio artistico, espressione rispettosa dell’intuizione, lasciando agli spettatori la possibilità di sentire, immaginare e partecipare al processo emotivo e creativo che avviene in una clinica universitaria e nell’integrazione medico chirurgica e psicologica che il cuore simbolizza profondamente sin dalle più antiche civiltà. Come nel mondo dell’arte l’intuizione è fondamentale nel processo creativo, così anche nel mondo scientifico essa è indispensabile. Così i clinici per raccontare questa speciale alchimia istituzionale si sono trasformati in artisti coinvolgendo i pazienti. Le opere presentate compongono un percorso poliedrico che scandisce lo spazio espositivo come il ritmo di un cuore che pulsa.
 
«In Italia le malattie cardiovascolari, analogamente a quanto avviene nel resto del mondo, sono la prima causa di morte per un totale di circa 230.000 decessi/anno. Il gold standard del trattamento per lo scompenso cardiaco terminale è il trapianto di cuore. In Italia, ogni anno, ci sono più di 700 pazienti iscritti in lista d’attesa di cui meno del 30% riceverà un organo, con un tempo medio di permanenza in lista d’attesa di 3.7 anni – spiega il prof. Gino Gerosa, direttore della Unità Operativa Complessa di Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedale/Università di Padova –. Appare dunque chiaro come il trapianto di cuore non rappresenti una opzione terapeutica accessibile per tutti i pazienti poiché il loro numero eccede quello degli organi disponibili. La ricerca di soluzioni alternative è, dunque, un dovere al quale non possiamo sottrarci e al quale la Cardiochirurgia dell’Università di Padova dedica da tempo, con tenacia, tutte le sue energie, coniugando impegno clinico e ricerca: dal primo trapianto di cuore umano in Italia nel 1985 al primo trapianto di cuore artificiale in Italia nel 2007. A questo si ispira il progetto Cercando il cuore».


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