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Le "Metamorfosi" di Ovidio in scena al Teatro Piccolo Arsenale

Foto di KVS

Nell’ambito della rassegna teatrale Asteroide Amor, promossa e ideata dalla Fondazione di Venezia all’interno del progetto Giovani a Teatro 2.0 e curata da Università Ca’ Foscari Venezia, Università Iuav di Venezia in collaborazione con il Teatro Stabile del Veneto - Teatro Nazionale, sabato 13 e domenica 14 maggio, alle ore 20.00, andrà in scena al Teatro Piccolo Arsenale lo spettacolo Metamorphoses, una produzione KVS ideata a partire dalle Metamorfosi di Ovidio dalla regista Manuela Infante, che ne ha curato l’adattamento assieme a Michael De Cock, mentre le musiche e i suoni sono di Diego Noguera. 

Lo spettacolo

Ovidio scrisse il suo capolavoro, Le Metamorfosi, circa duemila anni fa. È un’opera meravigliosa, piena di mistero, ma anche un libro in cui donne e ninfe sono inseguite dagli uomini, perdono la loro voce e vengono trasformate in pietre, acqua, animali. Il punto di partenza del lavoro di Manuela Infante è una domanda: come viene prodotto il concetto di “umano” in queste storie? Perché la natura è un territorio separato e perché le donne sono così facilmente espulse in questa alterità o “wilderness” fabbricata? Inventando un’alterità e associando le donne a essa, l’“umano” viene delimitato come un luogo privilegiato per gli uomini.

In Metamorphoses, Infante cerca di capire come il confine che divide l’umano dal non-umano sia fabbricato nel testo per poi decostruire questa separazione. Sono infatti le stesse distinzioni che costituiscono la base degli argomenti dei “soggetti maggiori” a consentire la categorizzazione e quindi la colonizzazione dello sfruttamento e dell’appropriazione misogina, razzista, patriarcale ed estrattivista. L’obiettivo di Infante in questo lavoro è aprire nuovi modi di affrontare la letteratura antica. Le sue Metamorfosi potrebbero essere descritte come un intreccio, un’assemblea in cui tutte le voci vengono elaborate in diretta. Nel paesaggio sonoro incantato così creato, la voce non è un’espressione dell’agentività umana ma piuttosto una materia più che umana. Una voce è una cosa presa in prestito dal vento, che intreccia esseri umani e non-umani in infiniti ventriloquismi, refrain ed echi, senza mai appartenere completamente a nessuno.


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