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Tancredi, l’atomica e il filo d’erba

“Tancredi è il miglior pittore italiano, dai Futuristi in poi. Nel suo periodo migliore, ai tempi in cui io lo proteggevo, dal 1952 al 1957, i suoi quadri avevano una qualità magica” così scriveva la collezionista americana Peggy Guggenheim di uno gli interpreti più originali e intensi della scena artistica italiana della seconda metà del ‘900: Tancredi Parmeggiani.

A lui la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia dedica la mostra La mia arma contro l’atomica è un filo d’erba. Tancredi. Una retrospettiva, a cura di Luca Massimo Barbero, aperta fino al 13 marzo 2017. “Si tratta di una mostra piena di vita, che cerca di definire, sala dopo sala, l’alfabeto visivo di questo grande talento della scena artistica italiana” ha dichiarato Barbero, “istintivo intellettuale, Tancredi riuscì a realizzare opere fatte d’aria, quadri leggeri, la cui pittura sembra volare su ali di farfalla”. Oggi, con oltre novanta opere, il museo celebra il grande ritorno a Venezia del pittore feltrino, unico artista, dopo Jackson Pollock, con il quale la mecenate americana strinse un contratto, promuovendone l’opera, facendola conoscere ai grandi musei d’oltreoceano e organizzando alcune mostre, come quella del 1954 proprio a Palazzo Venier dei Leoni. Dopo oltre sessant’anni, dunque, l’artista ritorna protagonista indiscusso in laguna, con una straordinaria selezione di lavori, che ricostruiscono in modo intimo e capillare, la parabola breve, ma folgorante, di questo grande interprete dell’arte del XX secolo.

Il percorso espositivo parte dalle prove giovanili di ritratti e dalle prime sperimentazioni su carta del 1950-51, per documentare, nella sua prima parte, la ricerca prettamente astratta, svolta da Tancredi nell’arco degli anni '50, e proseguire poi con la produzione artistica degli anni ’60, momento di crisi e di completa revisione della propria pittura, a cui l’artista vuole dare un senso esistenziale e politico. Ed è così che la vena della polemica e della tensione di quegli anni di guerra fredda emergono nel titolo della mostra “La mia arma contro l’atomica è un filo d’erba”, frase con cui Tancredi risponde agli innumerevoli conflitti dell’epoca. La parte conclusiva dell’esposizione è dedicata ai collage-dipinti, eseguiti tra il 1962 e il 1963, vera rivelazione di questa retrospettiva. Tutti i giorni alle 15.30, visite guidate gratuite alla mostra, previo biglietto d’ingresso.


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