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Al Teatro Goldoni la commedia "La Venezia di Galliano"

Domenica 9 ottobre, alle ore 19, al Teatro Goldoni va in scena La Venezia di Galliano, spettacolo teatrale di Giorgio Bertan per la regia di Davide Bozzato. L’evento è organizzato in collaborazione con l’Associazione Italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule (AIDO) provinciale di Venezia e rientra nel palinsesto de “Le Città in Festa”. Si tratta di uno spettacolo di beneficenza, l’incasso verrà devoluto alla stessa AIDO. L’ingresso è libero fino all’esaurimento dei posti a sedere.

La pièce racconta la storia di Galliano, vecchio abusivo veneziano che esce di prigione e torna alla sua amata città. Ma tutto è cambiato, anche la sua osteria preferita è stata venduta. A Venezia Galliano incontra Mario, figlio di amici, che da anni cerca velleitariamente di farsi strada nel mondo dello spettacolo, ma riesce solo a esibirsi come cantante di gondola. Tra un susseguirsi di ricordi raccontati con un linguaggio popolare ormai quasi perduto, l’opera offre il divertente ritratto di una Venezia fragile ma capace di suscitare ancora meraviglia.

Lo spettacolo è stato scritto e pensato per mantenere vivo l'uso di una lingua caratteristica che apparteneva alla generazione del dopo guerra, lontana da quella usata nelle commedie goldoniane, ma ricco di sfumature divertenti tipiche del “popolo veneziano”. Questo modo di esprimersi diventa il mezzo per raccontare di alcune tipicità presenti solo a Venezia.

«Domenica – sottolinea l’assessore Paola Mar – il palinsesto de 'Le Città in Festa' propone un evento che, attraverso il sostegno all’AIDO provinciale di Venezia, abbina cultura e solidarietà. Recuperando e valorizzando una sfumatura del nostro dialetto ormai lontana nel tempo, “La Venezia di Galliano” ci fa divertire immergendoci nella tradizione veneziana, attraverso gli squarci che Bertan e Bozzato sanno aprirci nella quotidianità cittadina dell'epoca. Un divertimento che si rivolge anche alle generazioni più giovani, che così possono conoscere e apprezzare l’espressività e la sapidità di una lingua e di un mondo che fanno parte della storia della città».


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