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L'ultrà inguaia Preziosi: "Ho mentito per salvarlo sul match con il Venezia"

In edicola domani, venerdì 1 giugno, su L'Espresso le intercettazioni tra il leader della curva e l'attaccante Giuseppe Sculli. Il tifoso afferma: "Per lui ho fatto anche falsa testimonianza"

Sono incredibili le conversazioni registrate tra Sculli e un paio di capi ultras - fra cui Massimo Leopizzi, con diversi precedenti penali e legami nella destra estrema - il giorno dopo la partita Genoa-Siena. Lo rivela L'Espresso nel numero in edicola domani, venerdì 1 giugno. Quel 22 aprile i giocatori vengono obbligati dai tifosi a interrompere il match e togliere le maglie.

Fu graziato solo Sculli, cui dalla curva dedicarono il coro "Sei uno di noi". E lui parlando con Leopizzi ringrazia per avergli "risparmiato questo affronto". Ma le frequentazioni tra il leader degli spalti e l'attaccante calabrese sono antiche.

Nel 2006 il capo ultrà venne fermato con due pistole mentre andava ad ammazzare la moglie. Quando uscì dai domiciliari, ci fu una grande festa alla quale parteciparono anche due titolari rossoblu: Milanetto e Sculli. Tanta confidenza lo spinge a sfogarsi nella telefonata del 23 aprile. Il bersaglio è il presidente Preziosi, che aveva chiesto l'arresto dei tifosi violenti. "Ma come gli viene in mente di dire queste cose?", dice Leopizzi a Sculli: "Per lui in passato ho fatto anche falsa testimonianza quando sono stato sentito per la partita con il Venezia". Il discorso riguarda un'altra indagine sempre per accordi sottobanco. E' possibile che Leopizzi millanti, ma Sculli non lo contesta. Adesso le conversazioni sono state acquisite dai pm di Genova.

Leopizzi ha avuto un ruolo importante nello scandalo di Genoa-Venezia del giugno 2005, quando il proprietario del Genoa avrebbe comprato, secondo l'accusa, la partita per assicurarsi la promozione in serie A con 250mila euro in contanti. Lo ricorda uno dei pubblici ministeri del processo penale per frode sportiva concluso dall'indulto. "Tra Preziosi e i capi ultras c'erano rapporti per lo meno strani", dice il magistrato Alberto Lari. "Nei loro incontri in un ristorante genovese, il presidente era invitato a staccare il telefonino per non essere intercettato e, a sua volta, veniva registrato dai tifosi che, poi, nei colloqui telefonici fra loro dicevano di avere avuto dritte sulle partite aggiustate. Abbiamo passato tutte queste informazioni alla giustizia sportiva che, però, non ha ritenuto di dare seguito". (ANSA)


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